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Itinerario nella misteriosa Alta Vallesina, fra chiese ricche di simboli e gamberi di fiume di Chiara Beghelli
Pubblicato su il sole24oreAl di là delle aule universitarie e dei convegni, per ricordare i cavalieri Templari resiste ancora un modo diverso da quello del giallo fantastorico alla "Voyager". Si tratta di lasciare le leggendarie nebbie di Avalon per una sobria valle dell'Appennino nell'entroterra di Ancona, territorio cruciale per i traffici e le vie pellegrine del Medioevo, dove i cavalieri hanno lasciato segni numerosi quanto discreti. Nell'Alta Vallesina dell'XI secolo i Templari erano presenti con un ospedale, che si trovava nella zona chiamata oggi Pian dell'Ospedale, vicino ad Avacelli, e soprattutto chiese. In quella stessa zona c'è la piccola chiesa di Sant'Ansovino, appartenuta ai Templari fin dal 1199. A parlare ancora di loro resta un fregio sulla facciata, una croce astile con sei palle intorno, forse i sei gradi iniziatici del cavaliere anticamente sepolto lì, mentre la crepa sovrastante è opera di un cacciatore di tesori dell'Ottocento.
A circa 20 km verso est, poco fuori l'abitato di Sassoferrato, si trova l'Abbazia della Santa Croce, edificio romanico che ne racchiude un altro più antico con simboli del dio Mitra. Per trovare i Templari bisogna guardare in alto, verso i capitelli, dove sono raffigurati anche mostri come le sirene a due code, poi l'alternanza di pietra bianca e nera di alcune colonne, simboli del bene e del male che lottano nell'Universo. La stessa pianta della chiesa è a croce greca, come quelle templari che si trovano sulle pareti. Più misterioso (qui sì che ci vorrebbe Voyager) è l'8, simbolo dell'infinito, scolpito su una parete della chiesa longobarda di San Vittore delle Chiuse nella vicina Genga, unica forma decorativa della stessa. Tornando verso il mare, a Serra San Quirico, nella chiesa dell'XI secolo del borgo è custodita la reliquia di una sacra spina portata da un cavaliere templare di Fabriano (pare si chiamasse Guido dell'Amato) di ritorno da Gerusalemme. In paese c'è anche il b&b Le Copertelle, luogo perfetto per trovare minimalismo templare anche nel relax: costruito sopra le mura che fortificavano la città, nelle poche stanze la doccia si fa nelle vasche dove nel Medioevo si raccoglieva l'acqua. Nel ristorante nessuna concessione alla cucina internazionale, ma gamberi di fiume, trote affumicate di Visso e maccheroncini di Campofilone.
21 febbraio 2011